È nel 1952 che vengo alla luce a Monza nel Bronx di San Rocco, a due passi da boschi, prati e canali di Sant’Alessandro, giardini selvaggi della mia infanzia. Adolescenza difficile per la dipartita di mia madre stroncata da un cancro alle ossa, ma facilitata dal boom economico degli anni ’60. A sedici anni la vita mi getta un’ancora di salvezza: vengo coinvolto dalla “necessaria” ribellione del ’68 contro ogni autorità. “Vogliamo tutto e subito” si gridava per le vie di Milano, tra Università Statale e Piazza Velasca dove lavoravo come operaio elettricista. Mi ritrovo dedito alla controcultura, alla contestazione della guerra nel Vietnam, a occupare le case sfitte e a prendere le legnate dalla polizia. Anni fantastici, costellati di studi in filosofia, pedagogia e psicologia e di viaggi importanti in Centro Africa, India, Libia, Italia.
Dal 1976 nasce la nuova prospettiva del teatro con la frequentazione dei grandi maestri da Jerzy Grotowski a Eugenio Barba. Il teatro di ricerca diventa il canale privilegiato per esprimere il corpo esuberante di un ventiquattrenne irrequieto, bibliotecario e animatore culturale a Monza. In quel periodo, tra l’altro, presento concerti rock con Jo Squillo ed oltre alla sbarbine cominciano a piacermi anche gli sbarbini. Ho già una figlia dal primo matrimonio, un altro figlio arriverà nel 1993, mentre un grande amore sarà suggellato dall’unione civile con Roberto nel 2016 appena approvata la legge Cirinnà sulle unioni gay. La passione per le artiterapie e la pittura si colloca negli ultimi vent’anni.
Oggi vivo e lavoro tra la Casa Laboratorio delle Arti di Colico (LC) sul lago di Como e la residenza di Bernareggio (MB) nel suggestivo paesaggio della Brianza.